|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Dogs of the Dow La teoria dei "cani del MIB" (per tradurre l'espressione americana che fa riferimento ai segugi che tirano la volata ai rendimenti della borsa americana (il cui indice di riferimento è proprio il Dow Jones) si basa sul semplice assunto che i 10 titoli che l'anno precedente hanno il rapporto p/e (prezzo / dividendo) più elevato, investendo una somma uniforme su ciascun titolo e tenendo per tutto l'anno successivo. A fine anno si ricompila la classifica e si sostituiscono i titoli non più presenti nei primi 10 con i nuovi arrivati e così via negli anni successivi. La teoria dimostra che nel medio periodo questa strategia consente un rendimento più elevato della media del mercato. Inoltre impostando tale strategia sui titoli dell'indice principale di Borsa, si restringe il campo d'investimento ad un numero limitato di aziende importanti, caratterizzate da forte capitalizzazione, da elevato flottante e marchio molto noto, quindi ragionevolmente "sicure". La strategia è facilitata dall'eliminazione del lotto minimo di acquisto, che consente oggi di impostare questa strategia già da 5/6.000 euro. Ovviamente questa strategia focalizza le proprie attenzioni di investimento su aziende che per politica aziendale preferiscono premiare i loro azionisti più fedeli con un interessante dividendo annuo anziché con un capital gains derivante dalla cessione dell'azione al raggiungimento di un certo valore. Ad esempio sul mercato americano una grande azienda che verrebbe del tutto trascurata con questa strategia è la Microsoft, che per politica aziendale reinveste nell'azienda gli utili conseguiti. In Italia le aziende che rientrano in questo target sono in genere aziende importanti, a grande capitalizzazione, come Fiat, Eni, Generali... |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|